Per molti clienti la necessità di garantire un rapido ripristino di un server di produzione in caso di crash è una esigenza fondamentale. Soprattutto in questo periodo, però, la mediazione va effettuata anche con le risorse economiche che le strutture possono investire nell’IT, e sovente una soluzione di alta affidabilità e alta disponibilità con tutti gli annessi e connessi risulta fuori budget. Quotidianamente mi trovo a dover fare i conti con un budget limitato che non consente, ad esempio, alti investimenti in ambito storage per realizzare un cluster. Una delle soluzioni alternative che sto proponendo, con soddisfazione mia e degli end user, è quella basata sul prodotto ShadowProtect di StorageCraft (che di seguito chiamerò SP), abbinato alla funzionalità di HeadStart Restore (di seguito HSR).
Rimando al sito del produttore per approfondimenti in termini di licensing, costi e ulteriori prodotti o funzionalità (ovviamente se qualcuno necessitasse di ulteriori informazioni mi scriva pure). Il prodotto ShadowProtect è una soluzione di backup basato su immagini utilizzabile in ambiente desktop o server, fisico o virtuale. Oltre a questo esiste un agente (ShadowControl ImageManager) che si occupa di gestire i file di immagine incrementali generati da SP. ImageManager (IM) si fa carico, ad esempio, della verifica delle immagini incrementali, del loro consolidamento durante un certo periodo (giorno, settimana, ecc.), della replica dei dati (anche off-site o nel cloud), della notifica sugli esiti, ecc.
Una delle caratteristiche di IM prende il nome di HeadStart Restore, una feature che consente una drastica riduzione dei tempi di ripristino da un backup poiché le operazioni di restore vengono svolte preventivamente, a intervalli regolari, quando il server di produzione, non presenta ancora nessun problema. Questa operazione viene eseguita alimentando una macchina virtuale con i dischi provenienti dal backup e integrati mano a mano con i nuovi dati.
Considerando che alcune realtà potrebbero avere server con terabyte di dischi, potremmo ottenere un risparmio di diverse ore in caso di necessità di restore, poiché la maggior parte dei dati sarebbe già consolidata nel VHD di emergenza, al quale andranno solo aggiunti gli ultimi backup incrementali. In linea di massima, dai test eseguiti e dall’esperienza maturata, direi che la soluzione consente mediamente di ripartire entro 20/30 minuti.
Nell’articolo che propongo ho creato un piccolo laboratorio composto da 2 server fisici (due macchine identiche, HP ProLiant ML370). Sui 2 server ho installato Windows Server 2008 R2 Standard in modalità completa. La scelta deriva dal fatto che ho installato IM sul secondo nodo (quello “passivo”, passatemi il termine…) e la sua installazione non può avvenire su un Windows Server in modalità core.
Sul primo nodo ho quindi installato il ruolo Hyper-V e creato una VM con, nuovamente, Windows Server 2008 R2 Standard. All’interno della VM creata ho installato ShadowProtect Server e pianificato l’esecuzione di un backup incrementale ogni 15 minuti. La destinazione di questi salvataggi è un disco USB connesso al secondo nodo e condiviso.
Sul secondo host ho invece installato il ruolo Hyper-V e creato una VM con le stesse caratteristiche di quella presente sul primo server, ma senza nessun VHD connesso. Sulla parent partition del secondo nodo ho quindi installato l’agente ShadowControl ImageManager, collegato alla cartella di archiviazione dei backup presente sul disco USB, destinazione dei salvataggi del primo nodo. Ho infine abilitato un job HSR che si occupa, ogni 6 ore, di consolidare i dati presenti sul backup in un file VHD che, in caso di crash dell’host principale, dovrà essere alimentato con gli ultimi incrementali (quelli, al massimo, delle ultime 6 ore) e reso avviabile per poter essere collegato alla VM “dormiente”. Concluse queste operazioni (che solitamente richiedono davvero pochi minuti) la seconda VM può essere avviata e sostituita alla prima sia in modo temporaneo che definitivo.
Vediamo nel dettaglio i passaggi necessari per configurare il tutto, partendo da una situazione con le macchine fisiche e la VM pronte e i prodotti StorageCraft installati. L’installazione non richiede infatti nulla di particolare e quindi non è interessante ai fini dell’articolo.
Sulla VM in produzione avvio ShadowProtect ed eseguo il wizard di creazione di un nuovo backup job.
Dopo la presentazione del wizard di backup mi viene proposta la scelta dei volumi da salvare. Seleziono il volume C: della VM.
Viene quindi richiesta la destinazione per il backup. Seleziono <Locations di Rete…> dalla tendina.
Il wizard mi chiede quindi di inserire i dati relativi alla share di rete. Inserisco quindi un nome identificativo, il percorso di rete (che nel mio caso corrisponde ad una cartella sul disco USB e condivisa) e le credenziali di accesso alla condivisione.
Viene quindi proposta la location di destinazione dei salvataggi e la possibilità di modificare il nome del file di backup, tramite un doppio click sull’etichetta C_VOL evidenziata dalla freccia.
Il passaggio successivo richiede la pianificazione dei backup. Nel caso dell’esempio scelgo la voce Incrementali continui richiedendo un salvataggio ogni 15 minuti dalle 8.00 alle 20.00 tutti i giorni escluso il fine settimana, dove pianifico un solo backup alle ore 20.00.
Non modifico le opzioni del successivo passaggio e, infine, attivo la spunta su Esegui adesso per lanciare immediatamente un salvataggio.
Il wizard si conclude e il primo processo di backup va in esecuzione immediatamente.
Lascio il software attivo per qualche tempo, così da verificare la corretta crescita dei backup incrementali.
Sul secondo nodo dico all’agente ImageManager di gestire la cartella di backup ubicata sul disco USB utilizzato come destinazione per il job di ShadowProtect.
Dopo un paio di giorni di backup la sezione File Immagine di Backup si popola con tutti i job eseguiti ogni 15 minuti, come mostra l’immagine.
L’immagine seguente mostra invece il contenuto della cartella di backup sul disco USB. Ho evidenziato un file incrementale particolare, che rappresenta il consolidamento giornaliero dei singoli incrementali eseguiti ogni 15 minuti. L’agente IM consente, infatti, di ottimizzare lo spazio disco richiesto dai backup oltre che l’eventuale procedura di restore. E’ possibile infatti impostare dei criteri che consentano di consolidare le immagini eseguite durante la giornata in un consolidato giornaliero, quelli giornalieri in un consolidato settimanale, quelli settimanali in mensili, ecc. Le immagini consilidate sono contraddistinte dal suffisso –cx, secondo la legenda seguente:
xxx-cd.spi = consolidated daily ShadowProtect Incremental –> Consolidati giornalieri;
xxx-cw.spi = consolidated weekly ShadoProtect Incremental –> Consolidati settimanali;
xxx-cm.spi = consolidated monthly ShadowProtect Incremental –> Consolidati mensili;
Le opzioni sono molteplici ma rimando ad un eventuale articolo futuro o al sito del produttore per approfondimenti (o alla solita mail al sottoscritto). Torniamo a noi.
Il job di HeadStart Restore al quale siamo interessati e che nelle precedenti immagini è già presente, va preventivamente creato e configurato. Le funzionalità di HSR, come quelle di replica FTP o tramite tecnologia ShadowStream sono soggette a licenza aggiuntiva, quindi la prima cosa da fare è inserire la chiave di licenza HSR precedentemente acquistata tramite la voce Licenze del menù Processi Agente.
Ora dalla console principale è possibile selezionare la voce Aggiungere un nuovo job HeadStart Restore.
Al wizard di configurazione HSR specifico di utilizzare dischi virtuali di tipo VHD, inserisco il percorso dove salvare il virtual disk e il ritardo con cui applicare i backup incrementali al disco virtuale. Specificare un delay garantisce una certa tutela da file corrotti, infezioni di virus o comunqe fenomeni che comporterebbero una corruzione dei dati, fornendo il tempo per accorgersi del guaio in corso prima di compromettere anche il backup. Nell’esempio imposto un lag time di 6 ore, scelta che in produzione potrà essere variabile da un caso all’altro.
Seleziono quindi il volume (o i volumi) da sottoporre alla procedura HSR.
Salvo le impostazioni ed esco dal wizard. Il job HeadStart Restore è impostato ed entra subito inazione. Osservando infatti lo stato posso vedere che le immagini incrementali vengono applicate, una ad una, fino a quella corrispondente a 6 ore prima, come da impostazione effettuata sull’HSR tramite il wizard.
Ho ultimato la configurazione di ShadowProtect e di ShadowControl ImageManager e attivato il job di HeadStart Restore. Nel prossimo articolo simulerò un crash del server primario e analizzarò i passi da compiere per eseguire il restore del sistema sul secondo host.
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